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Intervista a ing. Giampiero Castagnoli

Intervista a ing giampiero castagnoli

Giampiero Castagnoli si laurea in ingegneria meccanica nel 1974 e inizia la propria carriera nel settore della rubinetteria e dell’arredobagno, dalla progettazione del prodotto fino all’assunzione di ruoli dirigenziali in un’azienda leader di settore. Importanti brevetti hanno arricchito la gamma dei suoi prodotti, con una significativa evoluzione nel campo della rubinetteria, come il sistema PWS, Printed Water Sistem, che prevede l’eliminazione del processo di fusione e l’utilizzazione del solo ottone trafilato, che elimina il rilascio di piombo. Numerosi sono i premi e i riconoscimenti da lui ottenuti negli anni (ADI Ceramics Design Awards, Design Plus, Gran Design Etico, ADI Index, Compasso d’Oro) e le pubblicazioni su riviste specializzate e su testi universitari. Dal 2008 svolge l’attività come libero professionista, ponendo la sua esperienza al servizio delle aziende del comparto.

L’intervista all’ingegnere Castagnoli si è trasformata in una piacevole chiacchierata, durante la quale non sono mancati gli aneddoti e i ricordi. Le risposte sono, di fatto, dei meticolosi racconti di alcuni progetti eseguiti nel corso della sua lunga carriera professionale.

Ho sempre evitato di raccontare il mio percorso lavorativo per modestia e perché penso che non sia importate, una cosa però è certa: ormai sono quasi 40 anni che opero nel campo della rubinetteria e penso di poter conoscere questo settore. Però un cosa voglio con assoluta certezza affermare, tutta la mia vita professionale è racchiusa in alcune frasi celebri di CONFUCIO:

  • Scegli un lavoro che ami e non dovrai lavorare neppure un giorno in vita tua
  • La conoscenza senza pratica è inutile – La pratica senza conoscenza è pericolosa
  • In qualsiasi direzione vai, vacci con tutto il cuore
Foto 01 Linea 5mm di Treemme Rubinetterie
Foto 01 Linea 5mm di Treemme Rubinetterie

Ingegner Castagnoli, la linea 5mm, prodotta da Rubinetterie Treemme, progettata da Lei, da Emanuele Gargano e da Marco Fagioli, è stata la prima a ricevere il Compasso d’Oro nel settore rubinetteria, alla sua produzione è stato dedicato un grande lavoro di progettazione e anche di attenzione verso la sostenibilità e il risparmio idrico. Ci vuole raccontare qualche fase del progetto?

Prima di spiegare il progetto dei 5 mm esprimo il mio ringraziamento alla ditta 3M ed in particolare a Riccardo Michelangioli e a Paolo Palagi, Direttore Commerciale, entrambi non hanno avuto nessuna esitazione nell’accettare subito il progetto. Un altro ringraziamento va alla giuria di Architetti del Compasso d’oro. Ho iniziato con questo discorso perché questo rubinetto, a parer mio, ha aperto la strada ad un’attenzione maggiore nel campo della rubinetteria, infatti per oltre 30 anni un rubinetto non aveva mai vinto un premio così prestigioso.

Questo progetto porta anche la firma di Emanuele Gargano, ciò ha consentito di fondere tecnica e fantasia, che sono l’arma vincente per fare qualcosa di bello e magico come questo prodotto.

Io ho sostanzialmente sviluppato la parte tecnica, ma con Gargano abbiamo dato anche un’anima a questo progetto e mi auguro che questo prodotto sia un’icona nel campo della rubinetteria.

Prima di spiegare il progetto voglio manifestare il mio completo apprezzamento sul materiale con cui sono costruiti questi rubinetti: acciaio inossidabile Aisi 316, materiale che in assoluto ha tutte le caratteristiche migliori per la realizzazione dei rubinetti.

Voglio esprimere ancora un semplice auspicio, sperando che se si possa avverare, al fine di lasciare un mondo migliore ai nostri figli e ai nostri nipoti: Costruiamo i rubinetti solo in acciaio inossidabile, costeranno di più ma migliorano la qualità della vita.

Cinque millimetri è lo spessore costante attraverso il quale avvengono i passaggi interni dell’acqua. Solo grazie alle caratteristiche eccezionali del materiale possiamo eseguire le singole operazioni: taglio laser, piegatura delle tre lamiere, assemblaggio e saldatura laser del bordo, satinatura eterna. Questa tecnologia è già conosciuta e applicata nella meccanica tradizionale in alcune parti dei carburatori della RENAULT (passaggio di liquido circoscritto fra due lamiere). La caratteristica principale di 5 mm è proprio la sezione mantenuta costante in tutte le componenti, anche nelle leve di comando. Si tratta di una tecnologia studiata  per proporre una tecnica innovativa e al contempo garantire il risparmio idrico, ciò ha consentito di ottenere un prodotto dall’aspetto leggero e dalla effettiva eco – sostenibilità.

 

Nel progetto del sistema Printed Water System, prodotto dall’azienda Pietro Signorini & Figli, è racchiuso un notevole lavoro di ricerca per rendere ecocompatibili i rubinetti, semplificare al massimo l’installazione e offrire interessanti variabili formali. Si tratta di una sorta di idrocircuito per l’acqua, ottenuto con l’accoppiamento di due lastre sovrapposte in ottone trattate antipiombo. Ci vuole illustrare più approfonditamente il sistema PWS?

Erano i tempi in cui il tornio Plurimandrino e le macchine rotative Transfer predominavano nelle officine dei rubinetti, pochi articoli e tanti pezzi di facile lavorazione. Col passare del tempo le figure si facevano più complicate e i numeri dei pezzi uguali diminuivano. Nelle officine entravano in punta di piedi i primi centri di lavoro a controllo numerico, ricordo che, mentre osservavo una particolare lavorazione, l’utensile si muoveva sulla superficie come se fosse guidato da una mano invisibile ad una velocità di lavorazione impensabile con le tradizionali macchine utensile. La mia mente correva a sviluppare, con l’aiuto di quella tecnologia, un nuovo rubinetto. Erano i tempi in cui non si pensava al risparmio idrico, anzi una delle caratteristiche apprezzate del rubinetto era la sua portata e spesso, se non si metteva un rompigetto adeguato, i rubinetti schizzavano da tutte le parti; anche la progettazione non guardava mai al risparmio idrico. Per me era arrivato il momento di pensare di realizzare prodotti che ci portavano a cambiare direzione, forse in quel momento mi piaceva pensare in quel modo in quanto per il progetto che andavo a sviluppare, certamente non avrei avuto grosse portate. Il progetto divideva il rubinetto in due realtà, la bocca e il comando dovevano essere separati per avere la massima flessibilità. Questo progetto si chiamava Printed Water System, in quanto assomigliava, come principio, ai circuiti stampati elettronici. Con questo rubinetto era possibile costruire da barra e ciò mi permetteva di fare rubinetti con altissima versatilità e di valorizzare al massimo la tecnologia dei centri di lavoro.

Il progetto, in sintesi, si può cosi dividere:

  1. Bocca di qualsiasi dimensione e forma, fissa o girevole;
  2. Corpo monocomando, generalmente di barra, di forma quadra o tonda con cartucce al suo interno da Ø35-Ø25, fondo piatto;
  3. Base H 10mm di unione sulla quale erano fissati bocca e comando e al suo interno il canale per il contenimento della guarnizione;
  4. Guarnizione sagomata in silicone per tenuta idrica;
  5. Piastrina di fondo sulla quale sono ricavati i canali per lo scorrimento dell’acqua e, dalla parte opposta, il codolo per attacco dei flessibili di adduzione e attacco per bloccare il rubinetto al piano del lavabo
  6. Viti di fermo per unire piastrina superiore a quella inferiore
  7. OR di tenuta fra piano lavabo e rubinetto
  8. Flessibili di adduzione

Il risparmio idrico è intrinseco nel rubinetto per passaggi ridotti perché ci sono delle perdite di carico, ma ricordo che il rubinetto a 3 Atm portava più di 10 litri e, in alcuni casi, era necessario mettere dei riduttori di portata. Il progetto, sviluppato in tutte le sue figure, forme e dimensioni, ha suscitato un forte interesse, anche riguardo alla novità e versatilità, inoltre è stato uno dei primi rubinetti sensibile al risparmio idrico ed energetico.

 

Le linee essenziali contraddistinguono diversi suoi progetti di rubinetterie, sembra quasi impossibile che da così poco spessore possa venire fuori tutta l’acqua di cui abbiamo bisogno per la nostra igiene quotidiana. Da qualche tempo il concetto di abbondanza associato all’acqua si è rivelato infondato o quantomeno ridimensionato. Ci dice quale percorso progettuale ha intrapreso per garantire la riduzione del consumo idrico necessario alle nostre attività quotidiane?

Per rispondere alla sua domanda le racconto un altro progetto su cui sto lavorando, con l’architetto Marco Pisati, che riguarda una serie di rubinetti per la ditta 3M, con la nuova cartuccia miscelatrice  Ø 22mm, la cui storia descrive uno specifico percorso progettuale che prevede il risparmio idrico. La storia della cartucce monocomando è iniziata negli  anni 70-80; l’evoluzione si rivelò fulminea, le aziende costruivano le proprie cartucce utilizzando per tutte un diametro di 40 mm. Ci sono voluti 10 anni prima che sul mercato si vedessero le prime cartucce di Ø 35mm che, con notevole successo, permettevano la realizzazione di rubinetti e incassi di dimensioni ridotte, ma con le stesse caratteristiche delle prime cartucce Ø 40mm e con maggiore attenzione al risparmio idrico. Solo all’inizio degli anni 2000 è iniziata la realizzazione delle prime cartucce Ø25mm, con stupore di tutti. Si apprezzava le qualità di queste cartucce dalle forme più sottili – dotate di innovazione tecnologica (inserimento della  cartuccia nel codolo dei rubinetti) e un notevole risparmio idrico. Io sono più incline all’acciaio, avevo costruito un prototipo in ottone cromato che si presentava proporzionato  e ben bilanciato, ma riportato in acciaio satinato, era ingombrante e la parola minimalismo gli andava stretta. Ho rifatto il modello più piccolo e contemporaneamente ho progettato una cartuccia di diametro Ø 22mm, il risultato ottenuto era un rubinetto con proporzioni molto soddisfacenti. Per resistenza meccanica e per facilità di esecuzione ho preferito fare il progetto della cartucce Ø 22 con la cassa in ottone, avendo scarsa esperienza sulle plastiche. Il progetto in formato 3D era finito e funzionante. La ditta FLUHS, visto il progetto, ha risposto favorevolmente a svilupparlo internamente. Dopo i campioni iniziali funzionanti la produzione, a causa del CoronaVirus, ha avuto forti ritardi. I primi campioni sono stati presentati al Cersaie 2019, che hanno suscitato grande interesse, concretizzato con il premio ADI Ceramics & Bathroom Design Award per la linea di rubinetti Q30 prodotta da Treemme. Il design dei progetti Q30 – T30 – e 22mm mette in risalto le caratteristiche essenziali della tecnologia che ha generato questi prodotti: la dimensione filiforme dei prodotti su un lavabo ne esalta tutta la purezza del design. Per la dimensione ridotta di queste cartucce i passaggi dell’acqua a 3 Atm la portata è superiore a 5 Lit/min con cui rientriamo nelle tabelle normative. Per la vendita di prodotti all’estero, molte aziende, per rientrare nelle normative, sono costretti ad inserire dei limitatori di portata (molto frequentemente inseriscono aeratori con limitatori) con conseguente funzionamento anomalo delle cartucce, in quanto la limitazione avviene sull’acqua miscelata e non su quella di entrata. Spesso si crea un problema nella manutenzione (non si trova lo stesso aeratore) e, poiché non tutte le persone sono sensibili al problema del risparmio idrico, i limitatori vengono rimossi e, quindi, non abbiamo più consumo ridotto. Questa cartuccia in realtà, erogando bassa portata, non necessita di limitatori e il rubinetto per tutta la sua vita eroga quanto il costruttore ha dichiarato.

 

Le linee di rubinetti Kea e Ios, prodotte da Treemme Rubinetterie e disegnate da Lei e da Marco Pisati, interpretano in chiave moderna lo stile del mondo classico. È stato piacevolmente sorprendente scoprire quanto l’architettura greca sia ancora occasione di ispirazione. Per lei da dove arriva questo riferimento stilistico?

Il mondo antico è sempre stato fonte inesauribile di ispirazione per gli artisti moderni. In questi due prodotti, insieme all’architetto Pisati, abbiamo voluto rievocare la classicità del mondo greco in una forma moderna e minimalista. Abbiamo scelto di farlo partendo da un elemento decorativo classico che potesse contraddistinguere i nuovi prodotti: la scanalatura degli ordini architettonici classici greci. Queste scanalature presenti sulle colonne sono un dettaglio che enfatizza in maniera estrema la verticalità del tempio classico.

Abbiamo proiettato l’elemento decorativo sul corpo e la bocca di KEA e sulla leva di IOS; Le linee parallele creano un leggero movimento di luci ed ombre sulle superfici; la forma del rubinetto rimane estremamente minimalista ma riflette la classicità italiana con grande armonia. Inoltre è stata anche progettata nella collezione KEA una versione con manopole in cristallo con illuminazione a led, ruotando le manopole la luce si accende al loro interno. Le manopole sono caratterizzate da un decoro di tipo “greca”; tale decoro labirintico oltre ad essere esteticamente molto bello è anche estremamente funzionale in quanto riflette la luce sulla superficie del cristallo facendola vibrare intensamente.

Ing. Castagnoli, le rubinetterie sono oggetti ripetutamente maneggiati dalle nostre necessità. Nonostante siano realizzate con materiali pressoché indistruttibili, potrebbero essere deteriorate dall’usura. Le è capitato di dover apportare delle modifiche a un suo progetto per migliorane le prestazioni?

Mi è capitato di dover modificare un meccanismo che riguardava il fermo della maniglia di un rubinetto. La soluzione al problema è arrivata da due fattori concomitanti, alcuni clienti si lamentavano dell’allentamento della maniglia, nonostante nel progetto avessi inserito un grano M5 a coppa, e nello stesso periodo stavo iniziando a fare i primi rubinetti in acciaio inox per i quali avevo il problema di fare la brocciatura per la sede dell’asta sulla maniglia, lavoro di non di facile realizzazione. Trovai la soluzione nel silenzio dell’officina, era sabato ed erano le 12.00: il campione era fatto. Ricordo ancora oggi le lamentele del costruttore di cartucce perché, per loro, era la prima richiesta per la  modifica dell’asta… a quei tempi queste richieste erano un sacrilegio (Come cambiano i tempi !!!) Il principio è molto semplice, il cono della vite allarga i braccetti dell’asta, si recupera il gioco fra asta e foro maniglia esercitando una forza costante in quanto il cono del grano, inferiore di 5 gradi, ne impedisce lo svitamento (Cono Mors dei portautensili).

Al posto  del quadro sull’asta della cartuccia, solo una semplice  tornitura; certo, c’era da fare il taglio, ma questa operazione non comportava difficoltà con utensili motorizzati. La brocciatura quadra sulla maniglia era sostituita da un semplice foro. Con tutta la lunghezza del grano conico inox abbiamo l’assoluta certezza dell’antirotazione come una chiavetta. Risultato, non più lamentele dei clienti e semplificazione delle lavorazioni delle maniglie.

 

Arch. Aldo De Vivo

bluverde ALDO

Articolo scritto per la rivista “Il Bagno Oggi e Domani”

il bagno oggi e domani

 

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