Odo Fioravanti si è laureato in Industrial Design presso la Facoltà del Design del Politecnico di Milano. Dal 1998 si occupa di industrial design, sperimentando anche la grafica e l’exhibition design, con la volontà di ricondurre le diverse discipline ad una materia continua. I suoi progetti hanno ricevuto premi prestigiosi a livello internazionale. È stato docente e lecturer presso numerose scuole e università come il Politecnico di Milano, lo IUAV di Treviso, l’Università di San Marino, l’Istituto Marangoni, la Scuola Politecnica di Design, la Domus Academy, HEAD Genève.
I suoi lavori hanno fatto parte di diverse esposizioni internazionali, culminate nel 2010 con una mostra personale dal titolo “Industrious Design” presso il Design Museum della Triennale di Milano. Nel 2011 ha vinto il Premio Compasso d’Oro ADI con la sedia in legno curvato Frida di Pedrali. Svolge l’attività di pubblicista per riviste del settore design cercando di esplorare le nuove frontiere del progetto come disciplina.
“Form does matter” è una frase che si legge sul tuo sito, ma anche “form is the language we use to bring beauty to all the people”. È difficile parlare di bellezza soprattutto quando il termine è ampiamente abusato o usato in modo inopportuno. Per molti la bellezza è uno stato di coscienza, sollecitato da cause esterne e avvertito come proveniente dai sensi, che si accorda al personale sentire. Ci racconti qual è il tuo stato di bellezza, qual è il perimetro che la racchiude e cosa invece tiene fuori ciò che consideri brutto o, quanto meno, non bello?
La bellezza è una coincidenza di fattori che elevano la qualità di qualcosa avvicinandolo a una sfera ideale. Pur con un atteggiamento laico mi fa comunque pensare a una forma divinizzata di articolazione della forma, disposizione tridimensionale o mentale verso la perfezione. E la bruttezza è il crollo a terra, sottoterra anzi, la caduta degli dei, la coincidenza con la caducità e imperfezione della vita, dei suoi lati oscuri, della sua morbosa oscenità.
Negli ultimi anni il bagno ha vissuto un’ampia trasformazione allargando i suoi contenuti e includendo al suo interno il concetto di benessere. Alla luce di tale evoluzione quali sono per te gli aspetti da considerare nella progettazione di un oggetto per il bagno?
Il bagno è il luogo dove ci si prende cura del proprio corpo e dei corpi delle persone a cui vogliamo bene. Oggi si tratta di un luogo e non più di una funzione, da abitare – quindi – e non solo da usare, e da vivere con gli strumenti della vita, coi sensi ma soprattutto con un senso. Il rapporto col corpo è cardinale: contemperare lo spazio artificiale (con le sue forme razionali) con la natura dell’uomo (più irrazionale e senziente). Un gap su cui va costruito un ponte ragionando con una idea di spazio enzimatico, capace di catalizzare reazioni e accondiscendere alle propensioni e le inclinazioni. Come una spugna secca che va inumidita di vita, prima di usarla.
l tuo soffione Fade prodotto da Alpi è un oggetto che nasconde la forma, la riduce percettibilmente al minimo indispensabile, lasciando ampio spazio alla funzione. Solo in un secondo momento l’immaginazione si interroga su ciò che si cela al di là del controsoffitto. Eppure il soffione mantiene fortemente il suo significato e diventa parte integrante dell’architettura. È stato difficile convincere l’azienda a produrre un oggetto non convenzionale?

Non è stato difficile convincere l’azienda a credere nel progetto, quanto a credere nel progettista. Il pensiero forte che precede il Fade è un approccio che mette in dubbio il senso stesso del design (che succede se l’oggetto non si estrinseca più tridimensionalmente, dove mette il suo ego il progettista?). Ma alla fine l’idea forte è passata, sostituire alla doccia una pioggia che non è più mediata da un oggetto ma sembra cadere dal soffitto. Un soffitto che lascia filtrare l’acqua e ti bagna con garbo.
Facciamo un gioco, devi ristrutturare la tua casa e, quindi, anche il tuo bagno personale per il quale non hai limitazioni in termini di superficie né di budget, ci dici quali indicazioni daresti all’architetto e quali oggetti o sistemi per il bagno utilizzeresti?
Gli direi di evitare divisori o pareti posticce, vorrei un posto dove il confine tra doccia e lavandino e i vasi fosse labile o impercettibile, piuttosto lavorando sulle distanze. Odio tende, vetri, sostegni. Mi piacerebbe una chaise longue su cui possa piovere acqua calda. O uno sgabello nella doccia su cui stare a meditare.
Nel bagno si attivano memorie diverse, si ritorna bambini, nasce un senso di abbandono e si alleggeriscono le tensioni, è uno spazio ricco di significati e di simboli. Lo scrittore Louis Aragon diceva che “Bisogna essere sprovvisti di frenesia per entrare ai bagni senza persuadersi subito che si entra in pieno enigma”. Hai dei ricordi o dei simboli che ti piacerebbe trasformare in oggetti per il bagno?
In realtà ho dei ricordi brutti dei bagni, di scaldabagni che finivano l’acqua calda a metà doccia, di stanze fredde, certe volte freddissime, senza una idea reale di benessere, che nella mia famiglia di origine era comunque visto di traverso. Mi piacerebbe trasferire una idea che non ho sperimentato, di protezione, un po’ da sacco amniotico. Renderlo un luogo intenso, caldo, sicuro, accogliente.
Nel corso dell’elaborazione o della produzione di un tuo oggetto, hai mai immaginato che la persona che userà quello stesso oggetto possa ringraziarti per averlo progettato? In buona sostanza la gratificazione arriva anche dalla consapevolezza che quell’oggetto renderà più facile un gesto?
Penso un sacco a chi userà i miei oggetti, ma in realtà non mi aspetto un ringraziamento. Per me la cura per chi utilizzerà gli oggetti è un tema da presidiare, un mandato a cui non si può abdicare. Una specie di dovere connesso all’etica di progettista per cui tu sei tenuto a riporre nella materia un po’ di cura, che si possa rilasciare omeopaticamente, giorno per giorno, nell’utilizzo. Un po’ di cura, di bellezza, di intelligenza al giorno, un po’ come fanno quei diffusori di profumo da ambiente.
L’Ambiente Bagno e il Compasso D’Oro
Il Compasso d’Oro è il più autorevole premio mondiale di Design ed è il concorso prodotto in Italia per promuovere il manufatto di serie, è un premio di valenza internazionale fondato da Giò Ponti nel 1954, con il contributo della “Rinascente”.
Le selezioni dei prodotti per il bagno che il Compasso d’Oro ha fatto nel corso degli anni ci offrono una lettura dell’evoluzione concettuale, del disegno e della produzione di elementi funzionali, di arredi, delle suppellettili e dei prodotti tecnici che sono confluiti nell’ambiente bagno.
Con l’aiuto di Oscar G. Colli, membro dell’ADI-Desisgn-Index e selezionatore fin dalla prima edizione, scelto proprio per seguire l’area bagno, ripercorriamo l’evoluzione della relazione tra il design e la produzione destinata a questa particolarissima area applicativa.
“L’interesse per i prodotti per il bagno risale solo al 1997, quando l’ingegner Castelli, allora Presidente ADI, decise di dare corso ad una iniziativa utile a prendere contatto con il mondo dei designer e con le aziende che avrebbe permesso di raccogliere in un volume annuale le selezioni dei prodotti più significativi: “ADI-Design-Index”. Una raccolta di oggetti rivolta ad ospitare, in dieci tematiche, le migliori proposte di vari campi del progetto industriale.
Da quel momento in poi, il Compasso d’Oro è riuscito a fare la fortuna di diversi prodotti per il bagno, lanciandoli in maniera determinante nel mondo del mercato. Ciò è avvenuto per aver raccolto in più occasioni le affermazioni dei dirigenti delle aziende (e dei loro progettisti) arrivate a conquistare la Menzione d’Onore e ad aggiudicarsi il Compasso d’Oro. Gli elementi che una giuria deve far risaltare, sono stati adeguati alla maggiore responsabilità che attiene oggi al modo produttivo e al senso civico che deve presiedere lungo tutto il percorso, dal progetto all’eliminazione di qualsivoglia bene semidurevole. I punti su cui si lavora, qui descritti in ordine casuale, sono i seguenti: originalità, funzionalità, non similitudine, prezzo di vendita consono alla prestazione, materiali usati degradabili o riciclabili, non lavorato da minori, non opera d’arte ma prodotto di serie.
L’aforisma “Form ever follows function”, di oltre un secolo addietro, di Sullivan è oggetto di attenzione anche in ADI, che lo condivide anche con l’associazione internazionale “Design for all” che è rappresentata in selezione da esperti in varie materie. Vale poi l’aggiornamento, vecchio solo di qualche mese, dell’architetto Enzo Mari che afferma, senza tentennamenti: “Ogni oggetto pensato e prodotto deve risultare sicuro, funzionale, senza escludere il bell’aspetto!”
Voglio aggiungere un ultima importante riflessione che riguarda uno dei criteri di giudizio applicati dalla commissione del Compasso d’Oro in merito alle prestazioni del bene in termini di usabilità, versatilità per la diversità umana. Molto è cambiato in questi anni rispetto alla produzione di oggetti destinati al bagno dedicato alle persone con disabilità, dove ho potuto vedere, attraverso la mia frequentazione in ADI di amici designer che per loro rappresenta un obiettivo da perseguire sempre pensando alle diverse stagioni degli umani, alle loro difficoltà motorie temporanee o perenni e, quindi, alla zona bagno che rimane l’ambiente della casa più irto di ostacoli che vanno eliminati, come prima operazione. Tutti coloro che lavorano attorno al progetto, sono sensibili a questo richiamo contro le barriere architettoniche e agli oggetti pericolosi e complessi da utilizzare. E anche in questo caso le aziende più attente hanno in cantiere progetti (anche molto piacevoli per disegno, materiali e cromie) che potrebbero entrare in qualsivoglia luogo bagno residenziale e non solo. Si evince che i giudici chiamati ad analizzare i prodotti rimasti in lizza dalle selezioni, che permetterà a qualcuno di loro di ottenere il “Compasso d’Oro”, grande importanza assume da lungo tempo quello di valorizzare prodotti adatti a tutte le età e condizioni fisiche e mentali.”
Arch. Aldo De Vivo
Articolo scritto per la rivista “Il Bagno Oggi e Domani”