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Intervista all’arch. Marco Acerbis

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Nato nel 1973, completa gli studi in architettura presso il Politecnico di Milano. Dal 1997 al 2004 vive e lavora a Londra dove collabora con lo studio Foster+Partners. Nel 2004, rientrato in Italia, apre il proprio studio di architettura e design. Affascinato dalla progettazione senza limiti di scala, procede rapidamente esplorando, con un costante intreccio di competenze, intuizioni e tecnologie, innumerevoli temi, dal design di oggetti all’architettura ecosostenibile e alla grafica. Tra i vari riconoscimenti è vincitore del Good Design Award Chicago Athenaeum, due volte del Red Dot Design Award, della Menzione d’Onore al XXI° Compasso d’Oro ed è finalista al Premio Fondazione Renzo Piano “Young Talent Architect”. 

 

Architetto Acerbis, il tema dell’articolo è la decorazione della materia. Guardando le immagini dello spazio espositivo Agnelli, le pareti esterne decorate hanno una forte valenza comunicativa. In generale, che valore riveste la decorazione nell’ambito del racconto di un suo progetto?

Sto imparando strada facendo che la decorazione può essere un canale molto forte per comunicare forme e volumi. Inizialmente nello sviluppo della mia visione non davo troppa importanza agli aspetti decorativi prediligendo il neutro. Per me rimane fondamentale il racconto della luce sugli oggetti e negli spazi, che sia luce artificiale o naturale, ma se la superficie materica è in grado di intensificare in modo corretto questo racconto, allora ben venga anche la decorazione.

Lei utilizza molto la forma geometrica pura, la linea essenziale che assume, per contrapposizione, grande forza espressiva. L’interlocuzione è assegnata all’accostamento di materiali diversi tra loro (legno e pietra, vetro e pietra, acciaio e lacca, ecc.), alla regolarità teatrale delle linee, alla rotazione dei piani e dei solidi. Mi corregga se sbaglio, l’apparato decorativo è per lei una sovrastruttura? Meglio affidarsi al linguaggio dei materiali e delle forme?

Sono sempre stato affascinato dalla scultura e dalla pittura su tela che in qualche modo raccontano storie simili in modo diverso ma entrambe, ad un certo punto, devono rassegnarsi al fatto che l’ultimo millimetro di superficie è quello che si espone alla luce e completa il racconto. Io vedo la decorazione come questo ultimo millimetro, non è però una decorazione è una progettazione della superficie. Non è un decoro, è l’ultimo millimetro del concetto che ci sta dietro. 

Insieme all’imitazione di qualsiasi materiale naturale, sta ritornando molto vivacemente il rivestimento “a colori”. Lei da che cosa parte per mettere insieme una palette di colori, in genere lavora per accostamenti o per toni contrastanti?

Dipende moltissimo dal fine per cui stiamo progettando e tendenzialmente amo tutto ciò che so non mi stancherà nel tempo. Quindi accostare e contrastare va benissimo, ma sempre per creare una sinfonia che suoni bene e ti permetta di godere di queste scelte anche più in là nel tempo.

Restando sul tema del colore, esso è spesso legato alla memoria dell’utente finale, del progettista, ma anche alla memoria del luogo in cui si va ad intervenire. In questo senso la scelta dei colori è un aspetto del progetto che contribuisce al comfort di un ambiente? Inoltre, secondo lei, il colore può essere considerato uno strumento determinante del progetto?

Certamente il colore è uno strumento determinante per il progetto, per fino quando si progetta tutto bianco il colore è al centro proprio per la sua assenza. Il confort di un ambiente dipende da tante cose, non solo dal colore o più precisamente dal colore di un muro, perché altri oggetti hanno colori e finiture. Ciò che bisogna cercare di ottenere è un buon equilibrio durante la giornata con il cambiare della luce, in questo il colore può aiutare molto perché rende lo spazio sempre diverso a seconda dei momenti. Talvolta risaltano i toni caldi talvolta i toni freddi anche solo al passaggio di una nuvola che offusca leggermente il sole.

Il bagno, probabilmente insieme alla cucina, è lo spazio che tradizionalmente più si presta, o si è prestato, alla decorazione. Ammesso, per ipotesi, che il contesto sia prescindibile, alla luce delle ultime tendenze relative al rivestimento, come preferirebbe fosse la decorazione all’interno di un bagno?

La preferirei molto naturale e tono su tono. Qualcosa che dia calma e rilassi, che permetta di curare non solo l’igiene del corpo ma anche un pochino la mente e l’animo.

La ceramica da rivestimento ha subito, negli ultimi tempi, notevoli trasformazioni. Si parlava prima di materiali che, grazie alle nuove tecnologie, sono in grado di imitarne altri in maniera perfetta. Qual è il suo atteggiamento verso la diffusione di rivestimenti di origine non naturale?

Ci sono cose che la pietra riesce a fare e altre no. I motivi sono svariati e non bisogna avere dei preconcetti filosofici. L’importante è raggiungere un risultato armonico e lasciare che le tecnologie si sviluppino per creare sempre prodotti nuovi con cui lavorare. Poi sarà il progetto a indicare quale strada seguire.

L’ambiente bagno è diventato uno spazio sempre più protagonista all’interno di un’abitazione, anche grazie a una serie di funzioni dedicate al benessere che spesso integrano quelle relative all’igiene. Lei, in presenza di superficie contenuta, sacrificherebbe spazio dell’appartamento per destinarlo alla zona dedicata alla cura della persona?

Domanda difficilissima perché dipende molto anche da come sono esposti gli spazi e quanta luce o finestre hanno. Comunque, cercherei di dare molto spazio alla cura della persona perché credo che oggi ce ne sia davvero bisogno. 

Come dovrebbe essere la stanza da bagno ideale di Marco Acerbis? Cosa non dovrebbe mancare nella sua stanza da bagno?

La immagino enorme, con molta luce naturale e che affaccia su una zona verde. La progetterei con colori neutri caldi sui marroni tono su tono e materiali naturali. Tra gli oggetti dovrebbe prevalere lo spazio e non vorrei vedere nulla di superfluo. Di certo sarebbe schermata in modo che telefono e Wi-Fi non hanno campo. 

Arch. Aldo De Vivo

bluverde ALDO

Articolo scritto per la rivista “Il Bagno Oggi e Domani”

il bagno oggi e domani

 

 

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